La nostra Luce Guida
La nostra Luce Guida è il sole eternamente splendente della Divina Grazia. Sempre lo stesso, costante come la stella polare e splendente come il sole di mezzogiorno, la nostra Luce Guida è la Divina Grazia di Shri Guru Deva, Maha Yogiraj, Sua Divinità Swami Brahmananda Saraswati Maharaj, il più illustre nella galassia degli Jagad Guru Shankaracharya dell’India.
Egli era Maha Yogiraj (il più grande degli Insegnanti di Yoga) nella famiglia degli Yogi dell’India ed era ritenuto dai “Gyani” (Realizzati) come Brahmanandam personificata (Beatitudine Universale o Coscienza Cosmica), l’espressione vivente di Purnam adah, Purnam idam – Quell’ Immanifesto (Brahman) è perfetto e Questo Manifesto (Brahman) è (anch’esso) perfetto. La luce divina irradiata dalla Sua splendente personalità rivelava la verità di “Purnam idam ” e il suo Sahaja-Samadhi (stato naturale permanente di coscienza cosmica) illustrava la verità di entrambi – “Purnam adah” e “Purnam idam”. È stata la perfezione di questo grande maestro spirituale che ha dato avvio al rinascimento spirituale nel Nord dell’India e ovunque viaggiasse.
Questo Grande Orgoglio dell’India era chiamato Rajaram da piccolo quando era l’amore della sua grande famiglia ed era considerato il “sole nascente” nella comunità dei Brahmini Mishra nel villaggio di Gana, vicino ad Ayodhya nell’Uttar Pradesh nel Nord dell’India. Egli nacque il 20 dicembre 1868, ma il momento della sua nascita lo chiamava verso una vita da recluso non per quella secolare.
Alla tenera età di nove anni, quando gli altri bambini sono perlopiù impegnati a giocare, egli aveva già maturato l’idea della rinuncia e attraverso una riflessione continua e profonda si era convinto della futilità e dell’evanescenza dei piaceri mondani. Già così presto aveva capito che una felicità reale e durevole non può essere ottenuta senza la realizzazione del Divino. Le gioie e i piaceri del mondo fenomenico non sono altro che ombre e immagini sfuocate della felicità perfetta e della beatitudine, che non sono lontane dall’uomo ma esistono nel suo stesso cuore, avvolte dalle scure nubi dell’ignoranza e dell’illusione. Aveva appena nove anni quando lasciò casa e andò verso l’Himalaya in cerca di Dio, la Luce che dissipa la grande oscurità nella mente umana, l’oscurità che si frappone fra l’uomo e l’Illuminazione interiore.
Sul sentiero verso il divino è necessaria la giusta guida. Nella sua ricerca di una perfetta guida spirituale, egli incrociò molti maestri e praticanti avanzati, ma nessuno di loro era all’altezza dell’ideale che egli aveva posto per se stesso. Egli desiderava che il suo maestro spirituale fosse non soltanto filosoficamente colto, ma che fosse anche una persona realizzata, e oltre a queste due qualità, doveva essere celibe fin dalla nascita – un desiderio naturale sicuramente legittimo per un aspirante che aveva egli stesso deciso di mantenere questo alto ideale di vita.
Nel mondo di oggi, per come è fatto, trovare una personalità che combinasse queste tre condizioni e attributi era difficile, se non del tutto impossibile. E quindi il giovane cercatore della verità dovette vagare per ogni dove prima di arrivare alla meta della sua ricerca. Solo dopo circa cinque anni di peregrinazioni sull’Himalaya, egli raggiunse la cittadina di Uttar-Kashi. In quella “Valle dei Santi”, in un piccolo e distante eremitaggio himalayano, risiedeva in quei giorni un grande maestro spirituale, Swami Krishnanand Saraswati, un saggio profondamente colto nel sapere filosofico, che rappresentava un’unione rara e perfetta di teoria e pratica, di cultura e realizzazione.
Il giovane asceta si arrese a quell’anima realizzata per essere iniziato ai misteri dello spirito, le cui vere pratiche non possono essere ottenute da libri e trattati, ma solo da perfetti maestri spirituali, che silenziosamente trasmettono queste pratiche segrete da cuore a cuore.
Dopo un po’ di tempo, con il permesso e l’ordine del suo Maestro egli si trasferì in una caverna di Uttar-Kashi con la risoluzione di non uscirne prima di aver realizzato la Luce Suprema. Il suo desiderio di raggiungere la Conoscenza Suprema non era soltanto un desiderio o un’intenzione; era una potente determinazione che lo aveva sopraffatto e bruciava come fuoco nel suo cuore. Essa permeava ogni parte del suo essere e gli imponeva di non riposarsi o fermarsi prima di aver completamente realizzato la Beatitudine Eterna.
Egli arrivò presto alla Effulgenza senza calore né fumo del Sé, la Divina Verità, la Coscienza Cosmica, la Realtà Ultima Suprema, Sat Chit Anandam, il Nirvana.
La più grande realizzazione di un Santo è la sua stessa vita, l’alto edificio di una vita upanishadica realizzata che si sviluppa grazie alla diretta esperienza della Realtà. Per capire una tale personalità interiore ci si deve avvicinare a queste anime realizzate con una mente aperta e ricettiva e cercare di visualizzare la grande vita interiore che sta alla base della loro vita quotidiana.
All’età di 34 anni Guru Dev fu iniziato all’ordine dei “Sanyas” dal suo Maestro durante il più grande festival del mondo, il “Kumbha Mela”, che si tiene una volta ogni dodici anni alla confluenza dei due fiumi sacri, il Gange e lo Yamuna (Jumna), nella città di Allahabad (l’attuale Prayag Raj). Di li tornò alla sua benedetta solitudine, la sola benedizione. Stavolta non tornò sull’Himalaya, ma si recò ad Amarkantakas, alla sorgente del sacro fiume Narmada che si trova nell’India Centrale.
La maggior parte della sua vita trascorse in luoghi quieti e solitari, habitat naturali di leoni e leopardi, in grotte nascoste e dense foreste, dover persino la luce del pieno giorno fatica a dissipare l’oscurità che regna permanentemente in quelle solitarie e distanti regioni delle Vindhyagiri e Amarkantakas (catene montuose).
Lontano dagli occhi degli uomini, era comunque ben presente agli occhi del destino della nazione. Per più di un secolo e mezzo la luce di Jyotir Math (il principale monastero fondato da Shankaracharya) si era estinta, e il Nord dell’India non aveva alcun Shankaracharya per guidare il destino delle persone. E qui c’era una luce splendente di gloria spirituale adornata della perfetta disciplina del Sanatana Dharma, che restava nascosta in remote valli e caverne, nelle dense foreste delle montagne dell’India Centrale, come se la benedetta solitudine in cui era immersa Le stesse dando forma e stesse perfezionando una personalità che avrebbe dovuto illuminare l’oscurità che aveva avvolto il destino spirituale della nazione, con il Bagliore della Sua mera presenza.
Ci volle molto tempo, venti anni, per persuaderLo ad abbandonare la Sua solitudine e accettare il santo trono di Shankaracharya di Jyotir Math a Badarikasharam, nell’Himalaya. All’età di 72 anni, nel 1941, un anno molto importante nella storia politica e religiosa dell’India, Egli fu installato come Shankaracharya di Jyotir Math, e quello segnò un punto di svolta per il destino della nazione. Sotto la Sua Divina Grazia la nazione ottenne la propria libertà politica, mentre il Dr. Rajendra Prasad, primo presidente dell’Unione Indiana, Lo adorava. Alla conferenza degli eminenti filosofi mondiali tenutasi durante le Celebrazioni per il Giubileo d’Argento dell’Istituto dei Filosofi Indiani a Calcutta nel dicembre 1950, il Dr. S. Radhakrishnan, famoso filosofo e successore del Dr. Prasad alla presidenza dell’Unione Indiana, si rivolse a Shri Guru Deva appellandolo “Vedanta Incarnato” (Incarnazione della Verità).
La Sua dottrina di illuminazione spirituale abbracciava tutti. Era di ispirazione a tutti e elevava tutti allo stesso modo nella loro vita religiosa, virtuosa, morale e spirituale. Non si mise mai alla guida di alcun partito o fazione. Ma tutti i partiti e fazioni trovavano in Lui la loro guida. Alla Sua presenza tutte le differenze e i dissensi fra le varie caste, i credi e i “sampradaya” si dissolvevano, e ciascuno di essi si sentiva come un filo nel tessuto della società, un filo che insieme a tutti gli altri dava forma al tessuto, e che non poteva essere eliminato se non a svantaggio dell’intera società. Questa era l’Universalità della Sua natura onni-comprensiva.
Ogni aspetto della Sua personalità esalava il sereno profumo della spiritualità. Il Suo volto irradiava quella rara luce che comprende amore, autorità, serenità e sicurezza: una condizione che nasce soltanto da una vita retta e dalla Realizzazione Divina. Il Suo Darshan faceva sentire le persone come se un antico Maharishi Upanishadico fosse tornato di fronte a loro in forma umana, e che vale la pena vivere una vita buona alla ricerca della Realizzazione Divina.
I Suoi insegnamenti spirituali sono semplici e chiari e arrivano direttamente al cuore. Essi erano strettamente conformi ai percorsi di sviluppo interiore che si trovano esposti nei sistemi di Etica e Filosofia Indiana: Guru Dev parlò sempre a fermo sostegno e mai in contrasto alle verità e ai principi contenuti nel concetto di Dharma. Egli diede alle persone lo spirito della religione, rendendoli felici in ogni aspetto della vita.
Come il tempo volle, dopo 12 anni che volarono via in un batter d’occhio, il Manifesto si immerse nella Sua origine, l’Immanifesto, e “Brahma Leena Brahmanandam” appare ora nel cuore dei Suoi devoti come onde di Brahmanandam (Beatitudine). Dopo aver abbandonato le Sue spoglie mortali, Guru Dev ha lasciato altri a tenere accesa la luce della Sua grazia e passare da persona a persona la torcia dei Suoi insegnamenti per tutti i millenni a venire.
Il Movimento di Rigenerazione Spirituale ha avuto inizio per Sua diretta ispirazione che abbiamo ricevuto il 31 Dicembre 1957, nell’ultimo giorno delle celebrazioni per il Suo 89simo Anniversario della Nascita a Madras. Da allora il Suo Piano Divino per la Rigenerazione Spirituale del mondo continua ad avanzare via via che il tempo passa e cambierà il destino del genere umano. La nostra sola preghiera è che Egli continui a guidarci.